Da oggi è disponibile su tutti i nostri profili social la nostra prima produzione video originale: una struggente interpretazione della poesia di Amelia Rosselli Tutto il mondo è vedovo…, con Eleonora Pucci per la regia di Alessio Luca Bartelloni. È possibile accedere al video sul nostro canale YouTube tramite il seguente link:

https://youtu.be/6UwLUV72lUE?si=jkGW_xBOdDU3nOeo

 

Riportiamo il testo di Tutto il mondo è vedovo…, tratto da Variazioni belliche (Garzanti, 1964):

Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora
tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo
è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il
mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo
è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo
una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi
dalla tua nascita e l’importanza del nuovo giorno
non è che notte per la tua distanza. Cieca sono
ché tu cammini ancora! cieca sono che tu cammini
e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini
ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.

 

Una proposta di lettura della poesia, a cura di Alessio Luca Bartelloni:

Unanimemente considerato uno dei componimenti più rappresentativi di Amelia Rosselli, Tutto il mondo è vedovo… è l’ultima poesia di Variazioni belliche, la prima raccolta poetica rosselliana, edita da Garzanti nel 1964. Il testo a una prima lettura risalta per le contraddizioni logiche, in apparenza insanabili, che esprime: le ripetizioni e i ritorni ciclici degli stessi sintagmi, parole e suoni, che producono un dettato ossessivo e quasi disperato, contribuiscono a rendere il componimento oscuro, a cominciare dall’enunciato principale «tutto il mondo è vedovo», che resiste a ogni tentativo di parafrasi.

Eppure la perentorietà delle affermazioni induce il lettore a cercare un significato profondo, in grado di andare oltre all’iniziale turbamento logico-razionale. In questo sforzo di ri-costruzione testuale, il “mondo vedovo” è il “mondo privo di senso”, che ben giustifica la dichiarazione dei vv. 3-4, dove la vedovanza intesa come “non senso” del mondo è posta in relazione alla “non morte” dell’amato: solo se la persona cara ormai defunta non «camminerà ancora», il mondo potrà avere senso, solo accettando cioè che l’amato non è più presenza reale, ma «lanterna» per gli «occhi celestiali» della poetessa, il mondo potrà essere «vero» e «mio», possesso stabile e permanente. Tuttavia, e allo stesso tempo, il mondo sarebbe anche e soprattutto vero se l’amato camminasse ancora (v. 3), se fosse cioè ancora vivo e presente ai suoi occhi diretti, ossia non «obliqui», che è caratteristica necessaria per chi è costretto a vedere l’amato soltanto come un’ombra. L’io sa inoltre di essere razionalmente «cieca», dal momento che continua a vedere camminare l’amato scomparso (vv. 8-9), ma lo è anche il mondo, se non può vedere l’amato «aggrappato» agli occhi dell’amante; la cecità accomuna pertanto l’io al mondo, al punto che le due entità si fondono e confondono nella psiche dell’io, e la condizione di vedovanza, nell’accezione propria di perdita della persona amata, si estende al mondo intero.

 

 

Nella contraddizione irreparabile di accettazione e al tempo stesso di rifiuto che la persona amata è scomparsa si condensa tutto il dolore dell’io, che tenta instancabilmente di riafferrare la verità e il senso del mondo. Ecco così che l’urgenza poetica è in prima istanza il tentativo di ricostruire un mondo, inteso anzitutto come sistema di valori di verità ed esistenza, spazzato via dalla morte dell’amato. Lo sforzo avviene «attraverso alcune regole ferree, che impongono un dover essere alla psiche frantumata» (A. Casadei, Poetiche della creatività, Milano, Mondadori, 2011, p. 27), prime fra tutte l’impiego di un nuovo sistema metrico, la metrica spaziale, uno dei tratti più innovativi della poesia rosselliana, basata sulla forma visibile del testo nella pagina e non sull’andamento dei ritmi e degli accenti: la ripetizione di formule sintattiche e di «parole-idea» garantisce la lunghezza del verso, che insieme agli altri va a comporre una forma, il quadrato, che costituisce la gabbia metrica del testo. Rosselli aggiunge poi alla forma quadrata la terza dimensione della profondità, ossia l’energia del dettato poetico, così da ottenere infine una «forma-cubo», segno dicompattezza e stabilità.

La fermezza raggiunta sul piano metrico fa da controcanto all’oscurità del testo, che per sua stessa natura oscilla nei significati decifrabili. Ciò che di volta in volta si può infatti offrire è sempre e solo un’ipotesi parziale di lettura, che non mette in luce le altre chiavi di significazione: «tutto il mondo è vedovo» è un’affermazione che non deve e non può essere sciolta in modo definitivo e univoco. E tuttavia il lettore non è sottratto dall’obbligo di tentare di chiarire le argomentazioni del testo, alla ricerca, come l’io del componimento, di un senso profondo, nella straordinaria sovrapposizione dell’esperienza di chi scrive a quella di chi legge.

 

 

Tutto il mondo è vedovo è una produzione video di Teatro Res 9

Attrice: Eleonora Pucci
Riprese video: Alfredo Scorza
Riprese audio e montaggio: Filippo Fantoni
Regia: Alessio Luca Bartelloni

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